il primo sentimento dovrebbe essere la rabbia. poi lo sconforto, la tristezza. accompagnati dalla speranza. io non ho provato niente. nella mia testa non passava un pensiero che fosse uno. solo uno strano ottundimento del sensorio, uno stato stuporoso, un modo ovattato di fare le cose. non riuscire a piangere. non riuscire a pregare. non avere che poche parole scambiate via sms, coincise, quasi fredde. sono otto giorni che respira con un tubo in gola, otto giorni in cui la sua mamma è devastata al punto di sembrare pazza, che i suoi nonni hanno perso la testa. otto giorni in cui suo padre è di marmo. suo padre. il mio fratello-cugino. chiuso nel suo dolore in una stanza di ospedale. a tenere la mano del suo bambino. una stanza è troppo piccola per contenere tutto questo dolore. troppo fragili le pareti, troppo sottili i vetri. e aspetti che tutto imploda, che il mondo si fermi, e non sai come fare a scendere, e a spingere, perchè il mondo deve andare avanti, deve girare.....
loro sono tre, io sono una. tecniche di sopravvivenza per mamme incasinate.